Ricostruzione dei denti in composito

Se avete un problema dentale, in particolare una frattura che ha portato il dente a spezzarsi senza però avvicinarsi troppo alla base del dente stesso, probabilmente starete pensando ad una ricostruzione, operazione odontoiatrica che riuscirà a restituire l’integrità funzionale ed estetica al dente rotto.
Se avete parlato e vi siete fatti fare un preventivo da un odontoiatra, probabilmente avrete sentito parlare di ricostruzione in composito: si tratta di un materiale ormai molto utilizzato in chirurgia dentale. In questo articolo vedremo com’è fatto, come funziona e perché, in molti casi, costituisce la soluzione migliore per la ricostruzione di una parte di dente mancante.

I materiali compositi

Il composito usato in ricostruzione è un materiale diverso rispetto ai materiali (legno, metallo) che siamo abituati a maneggiare tutti i giorni in casa.
Si parla di “materiale composito” quando una sostanza è costituita di due sostanze elementari, di cui una rimane dispersa nell’altra; l’unione di queste due sostanze conferisce al materiale che ne risulta delle proprietà fisiche e chimiche molto diverse dai due materiali di partenza e, soprattutto, che non si troverebbero nei materiali elementari.
Tra i materiali compositi, per capire, oltre a quello utilizzato in medicina di cui parleremo in modo approfondito troviamo la fibra di carbonio, materiale molto più resistente dei normali metalli, e il cemento armato, composto da calcestruzzo e ferro, molto utilizzato in edilizia.
Possiamo vedere anche le nostre ossa come un materiale composito naturale, dove vengono uniti cristalli minerali e fibre collagene, che insieme conferiscono la tipica resistenza.

Il composito nelle ricostruzioni

Nella ricostruzione dei denti, il composito utilizzato è costituito da tre materiali di base: il primo è una resina, che conferisce al materiale finale la possibilità di essere modellato a piacimento dal dentista durante la ricostruzione dentale e che costituisce circa il 45% del materiale composito finale; poi abbiamo un riempitivo minerale, composto da piccoli frammenti di materiale inorganico che, oltre a conferire la durezza del dente artificiale, lo rende visibile alla radiografia, fattore che sarà molto utile nelle procedure diagnostiche degli anni successivi a quello della ricostruzione; infine abbiamo un agente legante, che serve a far aderire al meglio tra loro le due parti di cui abbiamo appena parlato.
Oltre alla composizione chimica, la caratteristica fondamentale del composito è la fotopolimerizzazione. Mi spiego.
Questo materiale ha la capacità di variare la propria struttura chimica quando viene esposto ad una luce con una lunghezza d’onda particolare. Un po’ come la carta da fotografie, che quando viene esposta alla luce diventa completamente bianca (motivo per cui le foto vengono sviluppate nella camera oscura con luce rossa che non attiva la reazione chimica), il composito quando esposto alla luce indurisce, e diventa duro proprio come un nostro dente.
Fortunatamente la luce normale, quindi quella del sole o quella della lampada scialitica del dentista, non attivano la reazione chimica, che deve invece essere innescata tramite una luce a frequenza ultravioletta, in possesso del dentista che andrà ad irradiare il dente solo dopo che sarà stato modellato nella nostra bocca. In pratica il dentista ha tutto il tempo che vuole per effettuare la ricostruzione con composito e per dare al dente la forma migliore per la nostra bocca, proprio come se fosse uno scultore, e solo quando sarà soddisfatto del risultato indurirà il materiale che rimarrà in bocca per diversi anni.
La reazione chimica, in pratica, unisce le molecole che compongono la resina di base rendendole un’unica, grande rete. Una reazione molto somigliante a quella che vediamo in cucina quando facciamo il caramello e, sbagliando, lo facciamo indurire troppo: le singole molecole di zucchero si sono unite formando una grandissima rete che rende il materiale durissimo.

I vantaggi del composito

Prima che questo materiale venisse inventato, il materiale più comunemente utilizzato era la cosiddetta amalgama. Tuttavia il composito porta così tanto vantaggi rispetto all’amalgama (sia in termini di proprietà meccaniche che di salute) che ha indotto molti dentisti a togliere questo materiale dai denti dei pazienti, ove possibile, per sostituirli con il composito.

L’estetica del dente: questo è sicuramente uno dei principali vantaggi del materiale composito, perché quando si effettua una ricostruzione dentale lo facciamo non solo per una questione di funzionalità ma anche di estetica, specie se ad essere interessati sono gli incisivi.
Il composito è bianco-giallastro mentre l’amalgama era grigio-metallo, quindi ben evidente; oltretutto risulta disponibile in una vasta scala di colori, quindi il dentista avrà la possibilità di prendere un pezzo di composito, avvicinarlo ai nostri denti e valutare quello che ha il colore più simile al colore naturale dei nostri denti. Il risultato finale è che sarà quasi impossibile riconoscere il limite dove finisce il dente “sano” e dove inizia il composito.
Inoltre la possibilità di poter modellare il materiale a piacimento fa sì che il risultato sia ancora più naturale.

La resistenza: oltre che bello, il dente ricostruito deve essere anche funzionale, ed il composito lo permette. La resistenza, nelle normali operazioni (soprattutto mangiare) è molto simile a quella di un normale dente; oltretutto, nel caso di un dente spezzato o cariato, la superficie della parte rimasta è porosa, e il composito ha la capacità di legarsi a queste porosità, ottenendo così una grande stabilità in bocca. Per questo stesso motivo, però, se la parte di dente rimasta è debole o è troppo piccola (frattura molto vicina alla gengiva), il composito non può essere utilizzato perché non avrebbe abbastanza tenuta.

La rapidità: l’intervento è molto veloce. Dura dai quarantacinque minuti all’ora e mezza, in relazione alla difficoltà del lavoro, ma la possibilità di poter essere modellato e, soprattutto, indurito sul momento fa sì che possa essere utilizzato per mangiare già dal pasto successivo all’impianto, senza dover aspettare un indurimento naturale e senza particolari precauzioni.
Insomma, la ricostruzione in composito è caratterizzata da un basso costo e di pochissimo impegno da parte del paziente, ed è pertanto la ricostruzione “di elezione”, ovvero quella utilizzata più comunemente, nei casi di rottura di un dente o di necessità di otturazione.